Robert Adams – From the Missouri West

“From the Missouri West” è stato pubblicato per la prima volta da Aperture nel 1980 e recentemente, 2018, ripubblicato in una nuova edizione da Steidl. Questo libro è stato uno dei primi libri di fotografia che ho acquistato fuori da quelli che allora, trentacinque anni fa, circolavano in Italia. Ho un amore sottile e continuo per esso e per le fotografie che contiene. L’ho letto e riletto, molte volte, questo libro, soprattutto quando mi sentivo solo in un mondo di fotografi che praticavano strade che ormai, per me, erano troppo usuali. E’ stato un conforto e lo è tuttora, quando ho voglia di sentirmi in una terra di visioni che amo senza remore.

Avevo intuito che Robert Adams aveva attirato un po’ d’attenzione con il suo libro del 1974 “The New West”, pubblicato per la prima volta dalla University of Colorado Associated Press. Esso include un saggio di John Szarkowski che inizia “Come Americani siamo sfregiati dai sogni di innocenza”. Nonostante gli sforzi non riuscì ad averne una copia fino al 2000, quando venne pubblicato in Germania. Avendolo tra le mani capii meglio “In the Missouri West”. Da allora il volume è stato ripubblicato due volte, nel 2008 e 2016, mantenendo ogni volta il formato originale, la selezione e la sequenza delle fotografie. Perché cambiare la perfezione?

Pubblicato nel 1980 “From the Missouri West” è la naturale estensione delle idee di “The New West”, ma con lo spazio del West come soggetto piuttosto che il paesaggio urbano vicino a Denver. Il pubblico mondiale amante della fotografia, da anni stava abbracciando intensamente i monumentali paesaggi selvaggi di Ansel Adams, credendo essi fossero l’unica America visibile in fotografia. Robert Adams puntò la sua attenzione verso gli spazi “normali” trovati nelle fotografie di Timothy O Sullivan. Una sola eccezione: lo scatto notturno illuminato da fari nel parcheggio del “Garden of the Gods”. Robert Adams ignorò i grandi paesaggi occidentali a favore di spazi che potrebbero essere gentilmente descritti come ordinari, anche se forse “impoveriti” sarebbe un termine più accurato. Questa era ed è il fascino del libro.

La stampa del 1980 di “From the Missouri West” comprendeva 47 fotografie, presentate come immagini uniche, che riempivano gran parte della pagina. La stampa è stata eseguita da Meridian Gravure con scansioni in due tonalità eseguite da Richard Benson, il migliore del settore negli USA in quegli anni. Secondo gli standard attuali, la stampa sembra un po’ spenta con cieli e luci opache e ombre un po’ troppo profonde, quasi illeggibili. Nella mia copia ci sono addirittura dei fuori registro, millimetrici, ma visibili con una certa attenzione, comunque una edizione buona per l’epoca, ma certamente non memorabile

Nella retrospettiva di Robert Adams “The Place We Live” (pubblicata per la prima volta da Yale nel 2010, ma ristampata da Stiedl nel 2014), la sezione intitolata “From the Missouri West (1975-1983)” contiene un totale di 18 fotografie, di queste, solo 8 sono state incluse nel libro del 1980. Il progetto ovviamente non si concluse con la pubblicazione del libro nel 1980. La nuova edizione di “From the Missouri West” pubblicata da Steidl nel 2018, conserva il titolo e circa la metà delle immagini della versione del 1980, ma espande il progetto in ogni aspetto. Innanzitutto, il libro ha delle dimensioni maggiori, sembra in cinemascope: è 35 x 40 centimetri e pesa due chili e seicento grammi a fronte dell’edizione Aperture che non arrivava ai 600 grammi. Ogni immagine è stampata in formato 24 × 30 centimetri, circa le dimensioni di una stampa ai sali d’argento prodotta su carta 28 × 35,5 centimetri. La stampa è in quadricromia, con almeno un inchiostro speciale, un marrone caldo, risultante in un colore simile al look della vecchia Agfa Portriga.

Per quanto riguarda la selezione delle immagini: la nuova versione contiene 62 immagini, di cui 27 della versione del 1980 e 35 fotografie inedite. La nuova selezione contiene alcune immagini che potrebbero adattarsi a “Prairie” o “Denver” o “What We Bought: The New World” o “Los Angeles Spring”. Sembra che questo libro colleghi molto del lavoro di Adams nel paesaggio del West, almeno nelle parti antropizzate. Ciò che colpisce di più della nuova versione è semplicemente la dimensione delle immagini. Le fotografie di Robert Adams sono state stampate per almeno una trentina d’anni in piccolo formato, circa 14 x15 centimetri o simili per dimensioni.

Le immagini più grandi sembrano richiedere e premiare l’attenzione vivida che suscitano. Invecchiando, la mia vista si è indebolita, quando guardo le fotografie in un museo o in una galleria, indosso gli occhiali e guardo le immagini dalla giusta distanza: spesso ci sono piaceri nascosti nelle fotografie, se viste in questo modo. Mi ritrovo a guardare le immagini in questa edizione di “From the Missouri West” allo stesso modo.

Nel lontano passato, Robert Adams fu ferito dalla critica, quando il suo “The New West” recensito per la prima volta, venne definito da un critico “freddo e insensibile”. La mattina in cui la recensione uscì sul giornale Adams era in galleria e una giovane coppia entrò, ebbe così modo di sentire i commenti mentre passavano da una foto all’altra, ripetendo: “Si è freddo e insensibile”. Quando arrivarono all’ultima foto, l’uomo si rivolse alla donna, scrollò le spalle e disse: “Beh, non lo so. A me sembra il Colorado. ” L’affermazione rassicurò Adams che, indipendentemente da quanto possano essere tendenziosi i critici, ebbe la conferma che le immagini possono parlare da sole, se sono abbastanza forti. In seguito focalizzò la sua attenzione, come fotografo “fuori dal coro” e osteggiato dalla critica tradizionalista, sul male generato dalle critiche che non riescono a capire come le persone non possano vedere l’amore sparso nelle immagini dal autore.

“From the Missouri West” è sempre stato il poema di un amante deluso, ma ancora fedele, al paesaggio dei suoi avi. Per me che ho avuto innumerevoli dubbi e litigato come un innamorato del mondo quotidiano da rappresentare in fotografia, è stato una riconciliazione con il paesaggio “minore” d’Italia, terra di innumerevoli icone da almeno duemila anni.

Quasi altrettanto importante delle immagini nella versione del 1980, opinione personale, era il breve saggio di Robert Adams incluso come postfazione. Questo saggio è stato abbreviato e modificato nell’edizione 2018. Tutto quello che posso dire è che ho passato anni a rimuginare su alcune delle righe che sono scomparse dalla nuova versione. Quindi eccolo qui.

“About the pictures

Exploration of the West began in the Nineteenth Century at the Missouri River.  On its banks pioneers understood themselves to be at the edge of a sublime landscape, one that they believed would be redemptive.  My own ancestors, as it happens, settled along the river, and my grandfather made enthusiastic trips into the Dakota prairies to make panoramic photographs.  For these reasons, and because I had lost my way in the suburbs, I decided to try to rediscover some of the land forms that had impressed our forebears.  Was there remaining in the geography a strength that might help sustain us as it had them?  I set one ground rule—to include in the photographs evidence of man; it was a precaution in favor of truth that was easy to follow since our violence against the earth has extended to even anonymous arroyos and undifferentiated stands of scrub brush.

As a “survey”, this one is not literally a cross section of the West, nor is it a catalogue of what is unusual there.  The scenes were chosen, first, because they were near where I had lived or often traveled—familiar places.  I cannot justify this beyond saying that I agree with a Seneca Indian chant:  “I know all about these different hills is all I know;  I know all about these different rivers is all I know.”

What, if such is the case, do the pictures mean?  Any answer must be as suspect as it is, unavoidably personal.  The last view in the book, for instance, was made in wonderful circumstances.   Clouds had obscured the mountains east of Arch Cape on the Oregon coast all day, but in late afternoon they opened and I drove far up a logging road to a point where I was able, before night fell, to use the one film holder I had remaining.  I value the picture because it reminds me of a time when I was allowed to be still—as we all are—and to see again, despite our follies, that the landscape retains its own stillness. Robert Adams

 

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